Memoria di Pierre Joseph Proudhon, presentata all'Accademia
di Besançon nel 1840. Tutta l'opera del sociologo è basata sul
principio che "la proprietà è un furto e un suicidio della
società". In queste pagine, pertanto, la proprietà è
prospettata sotto la specie di un assurdo, in quanto dal niente esige qualche
cosa. L'opera di Proudhon analizza inoltre le estreme conseguenze alle quali
giungerebbe la società sotto un regime di anarchia utopistica e tende
alla costituzione di una classe media tramite una piena conciliazione tra
proletariato e borghesia. Marx, che in un primo tempo aveva salutato gli scritti
del Proudhon con entusiasmo, finì per definirlo un "socialista piccolo
borghese". A questa sua fatica il Proudhon fece seguito con
Filosofia della
miseria; entrambe queste opere, pur dando adito a critiche severe e aspri
commenti, costituiscono un valido contributo allo sviluppo della vita
sociale.